L’importanza di farsi conoscere

Come presentarti per avere la possibilità di riuscire a scattare fotografie ed essere accettato

Vorrei trasmetterti l’importanza che ha il mettersi nella condizione fisica di cercare esperienze interessanti.
Non parlerò di tecnicismi ma di atteggiamento.

Come sempre, ti racconto la mia esperienza, per portarti un esempio pratico di quello che vorrei trasmetterti.
Mi trovo in Mali, mi trovavo già lì per un lavoro sulla stigmatite cancrenosa
Un reportage particolarmente duro.

Un giorno, girando per Bamako, lungo il Niger, ho notato che in una parte del fiume c’erano un sacco di piroghe.

Queste uscivano ed entravano, insomma, c’era un gran movimento.
Così sono sceso per vedere cosa stesse succedendo.

Beh! Si trattava di un’industria a cielo aperto per fare il cemento:
C’era un grandissimo fermento, uomini ovunque impegnati a lavorare:

Scavavano Il greto del fiume, per prelevare la sabbia, e la portavano a riva con queste grosse piroghe.
Dopodiché la scaricavano e la raccoglievano in grossi mucchi per settaciarla.
Infine, arrivavano i camion che la prendevano e la portavano via.

Era una situazione estremamente interessante.
A quel punto io, colpito dalla situazione ho deciso di metterci il naso.
Ho cercato il capo cantiere e ho chiesto se potevo fotografare.

Questo è  un gesto davvero importante.

Quando trovi una situazione interessante e pensi che per svilupparla nel migliore dei modi, ci dovresti passare molto tempo, presentati.

  • Fai sapere chi sei, cosa vuoi, il tuo sincero interesse per ciò che sta accadendo.
    Fai sapere che non sei lì per recare disturbo.

Vedrai che tante volte ti diranno di si.
Ci potrebbero essere un “no” immediato, spesso solo perché manca la fiducia.

Io ero lì per decomprimere la fatica delle giornate precedenti, non per un servizio giornalistico.
Sono stato chiaro nel dire che ero profondamente interessato.
E mi hanno detto di si.
Così ho iniziato.

Successivamente mi sono accorto che c’erano squadre di persone che uscivano e squadre di persone che rientravano con le piroghe.
E non capivo dove stessero andando, quanto tempo stessero via.
Così mi sono informato e ho scoperto che c’erano i turni di notte.
Perché l’attività andava avanti  h.24.

Allora chiedo: “Posso uscire con le piroghe?”
Ho cercato di fargli capire che le foto gliele avrei date.
Per il disturbo ho anche retribuito il loro tempo nei miei confronti con 100 dollari.
Questo perché se hai un fine devi arrivare a quel fine.

Così mi imbarco con loro,
Non sapevo dove stavo andando,
Quanto sarei stato via, il freddo che ci sarebbe stato.
Ma realizzo le foto che stai guardando.
Risaliamo il fiume per tre ore, ci fermiamo e i ragazzi si svestono dei loro piumini:

Si immergevano in acqua e iniziavano a scavare a mano il greto e a riempire le piroghe finché queste non erano piene.

Una volta riempite si radunavano tutte le piroghe e venivano trasportate da un’unica piroga con un enorme motore diesel.

Sono andato durante la notte, come vedi:

Erano le tre di notte e non si vedeva assolutamente niente.
Pertanto mi manca la parte saliente del racconto.
Ovvero il movimento dei ragazzi, me lo sono perso.

Ma non è questo l’obiettivo di questo articolo del blog.
Bensì vorrei darti un suggerimento:

Durante il tuo prossimo viaggio, se trovi un ambiente di lavoro interessante
Ti suggerisco di chiedere di poter fare fotografie,
abbandona il tuo abbigliamento da turista.

Presentati e vai.

Fidati che l’attenzione nei confronti degli altri ti permetterà di entrare in una dimensione completamente diversa.
“Sporcati le mani” e porterai a casa, fotografie sempre più interessanti.
Questa è la dimensione in cui sono entrato io.

Come vedi, ho volutamente usato un’inclinazione dell’orizzonte storta ma solo per sottolineare una situazione instabile.

Chiudo con un tecnicismo per non essere troppo filosofico.
Alla prossima!

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